Il documentario “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni” vince la XVI edizione dell’Aquileia Film Festival

Corrado Augias protagonista della serata del 1 agosto “Ad Aquileia si avverte il respiro di civiltà che si sono incrociate”
Il Fuori festival prosegue lunedì 4 e martedì 5 agosto


Applausi a scena aperta ieri per Corrado Augias, intervistato sul palco da Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva nell’ultima serata dell’Aquileia Film festival prima della pausa del fine settimana seguita da una piazza gremita con tutti gli 800 posti a sedere occupati e da 6430 spettatori in streming dall’Italia e dall’estero.

“Aquileia è un luogo carico di emozioni e di scoperta, si avverte il respiro di civiltà che si sono incrociate” – ha dichiarato il giornalista e scrittore - che ha incantato la platea con un appassionato dialogo che ha toccato temi di attualità, cultura e memoria.

Augias ha condiviso la sua emozione per la bellezza e il significato profondo dei mosaici della basilica di Aquileia, che aveva avuto già modo di scoprire in passato e che ha rivisto ieri. Durante la conversazione si è spaziato tra tanti temi, dall’attualità al toccante viaggio del Milite Ignoto e al canto gregoriano, “un canto per voce sola, senza strumenti, all’unisono, la vox sola davanti a Dio, che potrebbe essere la colonna sonora ideale della Basilica”.

Vincitore della XVI edizione dell’Aquileia Film Festival, la rassegna di cinema e archeologia, organizzata dalla Fondazione Aquileia con Archeologia Viva e Firenze Archeofilm - quest’anno interamente accessibile, i film hanno i sottotitoli per sordi e ipoudenti e le audio descrizione per ciechi e ipovedenti e le conversazioni sono trascritte in diretta - è il documentario “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni”, prodotto da RAI Cultura con la regia di Eugenio Farioli Vecchioli e Brigida Gullo, che è risultato il più gradito dal pubblico in base alle votazioni. Un racconto potente dello scavo archeologico che ha riportato alla luce testimonianze etrusche di straordinario valore. Un esempio emblematico di come la ricerca possa riportare alla vita memorie dimenticate.

Il presidente della Fondazione Aquileia Roberto Corciulo ha consegnato il Premio Aquileia, un mosaico realizzato dagli allievi della prestigiosa Scuola Mosaicisti del Friuli a Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, in rappresentanza dei registi vincitori.

Secondo classificato Luigi De Gregori. Salvare le creature” (regia di Tommaso Sestito e Lorenzo Chechi, produzione Luca Pirolo e Tommaso Sestito) che ci ha portato nel cuore di Roma alla vigilia della guerra, dove la memoria da proteggere non è solo materiale, ma anche intellettuale con la storia di De Gregori, incaricato di salvare i tesori librari della capitale.

Terzo classificato “Il volto di Alessandro” (regia di Vanni Gandolfo, produzione GA&A Productions e DOCLAB) che ha svelato i segreti del restauro del celebre mosaico pompeiano, conservato al MANN.

Dopo la pausa di sabato 2 e domenica 3 agosto altre due serate eccezionali:

il fuori festival prosegue lunedì 4 agosto alle 21.00 con “Marcho. L’ultima bandiera” (regia Marco Fabbro) che ricostruisce le vicende del nobile Marcho, signore di Moruzzo, l’ultimo alfiere del Patriarcato di Aquileia che sfidò la Repubblica di Venezia. Un evento rimasto segreto per 500 anni e tornato alla luce solo nel recente passato, nel 1986, durante un restauro, grazie a una lettera ritrovata tra le pagine di un libro conservato a La Brunelde, casaforte medievale (Fagagna). 

Alessandra Salvatori, direttrice di Telefriuli, converserà prima del film con Eros Cisilino e William Cisilino, presidente e direttore dell’ARLeF - Agenzia regionale per la lingua friulana, Claudio Zorzenon, di Arte Video srl, Marco Fabbro, regista. 

Si chiude martedì 5 agosto alle 21.00 con un omaggio ad Altan, fumettista, vignettista e autore satirico, intervistato dalla giornalista e scrittrice Elena Commessatti e la proiezione di “Mi chiamo Altan e faccio vignette” (regia Stefano Consiglio), sulla sua vita e sulla sua carriera attraverso i suoi personaggi, fra tutti Pimpa e Cipputi, e con l’aiuto dei suoi amici e colleghi, come per esempio Paolo Rumiz, Michele Serra, Vauro, Sergio Staino e Zerocalcare. Partendo da Aquileia, dove vive e lavora, si giunge nella «sua» Torino, dove c’è la fabbrica per antonomasia: la Fiat di Cipputi. Un racconto della nostra storia più recente, vista attraverso l’ironia e la lucidità di uno dei più grandi autori italiani