Procedono a pieno ritmo i lavori di restauro che la Fondazione Aquileia ha intrapreso nel settore orientale del foro, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia. Si tratta di un intervento molto atteso, poiché interessa, per la prima volta sistematicamente, l’intero complesso monumentale, che costituisce una delle immagini più iconiche del sito UNESCO. 

I lavori, affidati alle ditte Di Betta Giannino e Malvestio Diego e C. sotto la direzione dell’architetto Roberto Franco, prevedono il completamento dei drenaggi che assicurano, assieme alle pompe idrovore, il prosciugamento costante dell’area del foro, posto ad una quota prossima al livello medio marino e quindi soggetto alla risalita di acqua di flada, ma soprattutto sono  alla pulizia e al restauro del lastricato della piazza, dei gradini, delle colonne e del lastricato del portico.

Come ricorda il direttore della Fondazione, Cristiano Tiussi, dopo le prime ipotesi di localizzazione di studiosi ottocenteschi il complesso fu individuato casualmente solo nel 1934, durante l’escavazione di un fossato di bonifica alle spalle della case moderne che si affacciavano sulla attuale SR 352, Scavato dalla Soprintendenza delle Tre Venezie per un breve tratto del colonnato orientale del portico e della gradinata che dà sullo spazio scoperto, fu oggetto nel 1937 di un ardito intervento di anastilosi pensato dall’allora Soprintendente Ferdinando Forlati e da Giovanni Brusin, con il quale alcune colonne furono nuovamente erette e le parti mancanti integrate con solido laterizio. A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, allo scopo di mettere in luce una porzione più ampia del monumento, si cominciò a pensare all’esproprio delle case che vi si sovrapponevano: il processo si concluse all’inizio degli anni Ottanta con la demolizione dell’ultima di esse. Negli anni successivi, la direttrice del Museo Archeologico Nazionale, Luisa Bertacchi, diede seguito allo sterro dell’intera area tra le colonne del portico e la SR 352, raggruppando i materiali architettonici in pietra man mano messi in luce sulla pavimentazione della piazza, nel punto in cui essi erano stati trovati. Operazioni parziali e puntuali di restauro si svolsero nel 1972, nel 1999 e in anni più recenti da parte della Soprintendenza, che a partire dal 1989, sotto la direzione di Franca Maselli Scotti, cominciò anche lo scavo del settore occidentale del foro, oltre la SR 352. Nel 2021, la Fondazione Aquileia, cui l’area è stata conferita nel 2017, e la Soprintendenza hanno realizzato un cantiere pilota, al fine di mettere a punto un piano complessivo e metodologicamente aggiornato di restauro di tutto il settore orientale.

“Il restauro della parte orientale del foro rappresenta un intervento di grande importanza nel programma pluriennale della Fondazione Aquileia, indirizzato al restauro, sistemazione e valorizzazione delle aree archeologiche conferite dal Ministero della Cultura”, afferma il Presidente Roberto Corciulo. “Dopo quasi novant’anni, è la prima volta che si mette in atto un lavoro sistematico di questo tipo, e ciò dà il senso della delicatezza e dell’impegno che esso richiede e per il quale ringrazio, per il confronto nella lunga fase di impostazione e in quella esecutiva, la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio del FVG, con i Soprintendenti Simonetta Bonomi, Andrea Pessina e Valentina Minosi, e le professionalità delle ditte coinvolte in questa operazione. Per noi questo è il primo tassello di un ambizioso progetto di restauro dei grandi monumenti al centro della città romana, cioè il porto fluviale, il foro e il decumano di Aratria Galla, e di collegamento delle stesse aree archeologiche, con un percorso di quasi un chilometro dal porto fino al Sepolcreto che permetterà ai visitatori di misurare davvero l’ampiezza dell’antico centro”.

“La Soprintendenza – afferma l’architetto Minosi - sta seguendo con costante attenzione il cantiere di restauro in corso; il confronto tra i nostri funzionari, l’archeologa Serena di Tonto, la restauratrice Micol Siboni e l’architetto Gabriele Botti, e i tecnici coinvolti è costante e ha lo scopo di affinare le metodiche concordate durante il cantiere pilota onde addivenire ad una soluzione rispettosa della materia antica e tale da favorire la valorizzazione dei luoghi e del loro portato storico, comprendendo anche le trasformazioni apportate con i restauri del Novecento. In generale l’intervento sul Foro riveste un ruolo simbolico e centrale rispetto ai numerosi progetti portati avanti dalla Fondazione con cui è ormai consolidato un proficuo rapporto di collaborazione. Si auspica che nell’immediato futuro si possano compiere ulteriori passi avanti per quest’ambito andando a ridurre la discontinuità segnata dal passaggio della SR 352 al fine di favorire ancor più la fruizione pubblica e le connessioni con gli ambiti di scavo vicini, tra cui l’area dell’ex Essiccatoio su cui stiamo portando avanti specifiche progettualità”. 

L’intervento costituisce anche la prima applicazione sul campo di un importante protocollo per la conservazione programmata e la manutenzione tecnologica del sito, con la costruzione di un HBIM (Historical Building Information Modeling) e di un applicativo correlato, contenente lo storico degli interventi effettuati e uno scadenziario dei lavori di mantenimento necessari. Nei mesi scorsi la Fondazione ha stretto un accordo di collaborazione con il Politecnico di Milano-Polo territoriale di Mantova e l’Università degli Studi di Brescia, con la supervisione della professoressa Barbara Scala. Tale protocollo sarà progressivamente esteso a tutte le aree archeologiche. 

“La conservazione programmata è un obiettivo prioritario per la Fondazione”, dice il Direttore della Fondazione Aquileia, Cristiano Tiussi, “poiché solo una manutenzione ordinaria costante e puntuale nel tempo può assicurare a più lungo termine gli effetti e i benefici delle operazioni di restauro che si stiamo mettendo in campo, e nel contempo permette di avere sempre sotto controllo lo stato degli impianti tecnologici (illuminazione, sistema di pompaggio, ecc.) presenti nelle aree archeologiche, in modo tale da prevenire eventuali guasti e intervenire tempestivamente in caso di necessità“.

Assieme alle strutture conservate in situ, saranno oggetto di restauro anche numerosissimi frammenti architettonici sparsi sull’antica piazza. Per questi ultimi è previsto lo studio e la catalogazione, in collaborazione con le università regionali, al fine di procedere, laddove possibile, alla ricomposizione del sistema architettonico del complesso e successivamente alla loro esposizione ragionata al pubblico.

In accordo con la Soprintendenza, inoltre, sono state condotte alcune interessanti indagini archeologiche, in particolare nell’area delle botteghe alle spalle del colonnato. 

“La ricerca archeologica costituisce il primo, imprescindibile passo per comprendere le dinamiche insediative di un sito nei diversi periodi e per pianificare una efficace azione di sistemazione, infrastrutturazione e comunicazione delle aree archeologiche che vada a vantaggio dei visitatori” – dicono il direttore della Fondazione Tiussi e Serena Di Tonto, archeologa della Soprintendenza. “Le indagini sul complesso forense, condotte sul campo da Eleonora Carminati e da Alessandro Duiz, consentono di confermare l’impegno costruttivo richiesto dalla lastricatura della piazza, che misurava in origine 142 x 56 metri. Si calcola che furono necessari circa 60.000 mattoni per realizzare la sottofondazione del lastricato, 1500 metri cubi di calcare di Aurisina per le lastre, altri 800 per costruire la massicciata di base. Lo scavo delle botteghe ha confermato la perfetta modularità già vista in passato, ma anche di evidenziare le fasi precedenti delle stesse, fino a raggiungere i livelli sterili, e quelle successive alla loro defunzionalizzazione nell’alto Medioevo, prima che l’intera area venisse invasa da acque palustri e che del cuore della città antica si perdesse per molti secoli perfino la memoria”.

Il prossimo 14 giugno, nell’ambito delle Giornate Europee dell’Archeologia, il foro sarà parte delle aree visitabili.Sarà l’occasione per ascoltare dalla viva voce degli archeologi le notizie sugli scavi eseguiti nei mesi scorsi e dai restauratori le informazioni sulle operazioni di restauro delle strutture e dei reperti mobili.